sabato 30 dicembre 2017

RECENSIONE LA BREVE STORIA DI MIMI’ ITALIANO DI GIUSEPPE CAROLI


di Giuseppe Caroli
ISBN: 978-88-9375-318-0
Formato: Rilegato
Genere: Narrativa
Collana: Kimera
Anno: 2017
Pagine: 264

SINTESI
Il romanzo narra la vita di Domenico Italiano, detto Mimì, un uomo dall’animo combattuto. La storia viene descritta in capitoli che alternano il presente al passato come fossero flashback, il tutto vissuto nell’atmosfera della prima metà del ‘900. Anni che vedono il susseguirsi delle due grandi guerre e dell’Olocausto, vissuti marginalmente dal protagonista nato “figlio di nessuno”, condizione poco privilegiata e intento a diventar “qualcuno”, impresa ardua nel Salento di inizio secolo. Vengono presi come punti di riferimento i posti in cui il protagonista ha vissuto nel tempo: Francavilla e Bologna, luoghi in cui ha abitato che diventano approdo al quale ancorare il passato. Ricordi di una vita vissuta da marionetta, succube della forte personalità di una madre arrampicatrice sociale e di cui “non sa se ricordare amore o rabbia”, che lo portano a fare scelte forzate e a vivere di rimpianti.



RECENSIONE

Un libro che si presenta come un’opera un po’ particolare, ma non mi ha entusiasmato così tanto. La storia è ben scritta, ma lo sviluppo gira intorno quasi soltanto al rapporto che Mimì ha con le donne. Alda, Rosa e Giselda sono il fulcro del romanzo, insieme ad un Mimì protagonista che si sente accerchiato dai doveri, dalle responsabilità, dal carattere imperioso di sua madre e dalla voglia di voler emergere in una società alquanto ostica nel periodo del secondo conflitto mondiale. Il protagonista, poco più che cinquantenne, si sente ormai vecchio e debilitato da ogni punto di vista, ma al contempo in alcuni tratti della narrazione tenta di trovare il vigore di un tempo e di riuscire a vincere le sue fragilità, anche soltanto ingenuamente. Una trama abbastanza lunga che poteva essere più breve raccogliendo i fatti in maniera meno esaustiva e più emozionante. Il gergo siciliano è molto stretto e rende il libro meno comprensibile a tutti. L’autore usa dei termini molto crudi e numerose esclamazioni volgari, rendono la narrazione più veritiera, ma a mio personale avviso non prediligo certi stili. Il linguaggio spesso è aulico genera intralcio alla scorrevolezza della narrazione anche se lo scrittore possiede la dimestichezza forbita della sua professione. Buona l’idea del libro, ma non mi ha appassionato fino in fondo.

FRANCESCA GHIRIBELLI

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