domenica 14 febbraio 2016

RECENSIONE 'SARA-STORIA DI UNA MULA' DI VINCENZA CACCIATORE





ISBN: 978-88-6884-675-6
Prezzo: € 12,80
Categoria: Narrativa
Anno: 2015
Pagine: 112
Autore: Vincenza Cacciatore




Link casa editrice

http://www.kimerik.it/SchedaProdotto.asp?Id=2072



SINOSSI

Il romanzo Sara. Storia di una mula prende avvio da una delle periferie più povere e dimenticate di Palermo e si snoda poi attraverso Milano e la provincia dell’Italia settentrionale. La vicenda che vi viene presentata è quella della giovane Sara, attraverso la quale l’Autrice vuole dare voce al disagio esistenziale di tutte le donne che si trovano o si sono trovate nella stessa situazione della protagonista, o semplicemente s’introducono con sguardo empatico nella narrazione del romanzo. Una storia fatta di sofferenze, di privazioni, di momentaneo riscatto e di sconfitta, ma al di là del racconto particolare, dell’esistenza individuale di Sara, c’è per la Scrittrice l’intenzione di trasfigurare i dettagli in un romanzo che faccia da racconto emblematico di un percorso di smarrimento interiore e riscoperta faticosa di sé.


CITAZIONE DAL LIBRO

''Sei il più bel libro che io abbia mai letto.''
E così mi faceva sentire sempre.

''E come tutte le più belle cose Sara visse solo un giorno, come le rose.''




RECENSIONE


Un romanzo breve pervaso da un disagio esistenziale forte e invadente, perché quando l'ansia di vivere diventa depressione non c'è via d'uscita che tenga.
Un argomento toccante vibra nella trama del libro, scritto con uno stile scorrevole e concreto, ma arricchito da quel sapore poetico, a volte ermetico, e in altri casi 'crepuscolare'.
Una storia di vita vissuta che inizia dalla fine per tornare ad un passato grazie a dei numerosi flashback che potrebbero disorientare il lettore, visto il loro ordine confusionario, ma la bravura dell'autrice sta proprio in questo speciale accorgimento.
Lei sa come far arrivare il suo messaggio ad ogni cuore o anima alla ricerca di un racconto esistenziale e profondamente umano.
Sara, definita la 'mula', che nell'antico dialetto siciliano vuol dire 'figlia adottiva', viene guardata dagli altri con diffidenza e astio, proprio perché è stata adottata da una famiglia di buon cuore e abbastanza abbiente. Si ritiene fortunata, anche se dentro di sé vive il profondo e inspiegabile dolore causato dall'improvviso abbandono da parte della sua vera famiglia.
In questo libro si ritrovano l'ancestrale linguaggio di una terra antica, la Sicilia, ma anche il coraggio da parte di Sara e della sua madre putativa di scappare dalle proprie origini per giungere fino al nord Italia. Nuove prospettive di futuro alquanto sconosciute che faranno accadere le tante peripezie in agguato sul cammino della protagonista.
Lì Sara verrà ricontattata dal suo primo amore mai dimenticato, Michele, uomo molto simile al suo stesso padre, quasi inerme di fronte agli accadimenti della vita. Sara farà il possibile per trovare la felicità con la sua famiglia, ma la cattiveria di Martina, sua suocera la soccomberà portandole via tutto ciò che le resta dell'amore.
Nella prima parte del libro traspare l'evidenza di una Sicilia, dove apparentemente è sempre l'uomo a comandare e a far soccombere la donna, ma quando nel libro apparirà la figura della madre di Michele, tutto si capovolgerà riuscendo a far credere quanto invece il mondo siciliano sia una società matriarcale, in cui le donne specialmente quelle più mature, siano a capo della famiglia.
Sara scoprirà la sua debolezza e la sua angoscia di vivere la farà soccombere tra le fauci della vita, così facendola ritornerà alle origini della sua sofferenza.
Lei figlia adottiva abbandonata dai suoi veri genitori, diventerà madre assente verso la sua futura prole.
Ciò che più voleva evitare diventa la conseguenza involontaria di una esistenza senza senso.
Mi è piaciuto molto il fatto che l'autrice abbia messo quasi in tutti i capitoli una sorta di incipit poetico che chiarisce ancor di più lo stato d'animo della protagonista; infine ho apprezzato tantissimo le ultime parole con cui conclude l'opera.
Esse sono prese da una canzone bellissima di Fabrizio De André, ovviamente riadattate alla vicenda del libro.
Consiglio la lettura a chi ama le storie struggenti, a chi non ha paura di scontrarsi con letture pervase dalla crudeltà della vita, ma vuole riscattare la letteratura raccontando briciole di essenziale umanità per comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.







FRANCESCA GHIRIBELLI

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