Partendo
dal presupposto, che non sono un’appassionata di libri di questo genere,devo
dire che mi ha colpito come l’autore si destreggia egregiamente fra le storie
di diversi e complicati personaggi, unendoli attraverso un denominatore
comune,la stregoneria.
Questo
romanzo ha vinto il ‘Bram Stoker Award’, ma non ha niente a che vedere con le
immortali storie gotiche o romanzi neri riguardanti vampiri o altre figure
oscure.
Esso
riprende la storia di questa piccola cittadina, Windale, in Massachussets, che
oltre ad essere sede universitaria, si porta dietro l’epocale tradizione di una
storia raggelante e risalente a secoli prima. Wither, terribile e immortale
strega, la quale ogni trecento anni, ha bisogno di impossessarsi di una nuova
anima umana per portare avanti il proprio potere.
Tre
persone saranno protagoniste di questo romanzo.
L’autore,
ovviamente, mette in mezzo alla narrazione altre figure altalenanti che
cercheranno di portare il lettore fuori strada, ma questo è soltanto un mezzo
per arrivare al straordinario scopo di creare sorpresa e sbalordimento alla
fine del romanzo.
I
tre personaggi saranno Wendy, una ragazza dalle strane e curiose conoscenze
magiche, poi Karen, una docile professoressa in attesa di una bambina e Art,
suo cognato.
Wither
prenderà proprio di mira la donna perché vuole la figlia che porta in grembo,
mentre riuscirà ad incolpare Art nell’aver tentato di molestare Abby, una
piccola e possibile occasione in grado di ridare nuova anima alla strega.
Infine,
saranno proprio le magiche doti e l’astuzia di Wendy, che riusciranno a seppellire
ancora una volta il potere della strega, ma purtroppo la fine di questo libro
non dà nessuna certezza.
Sicuramente
l’anima di Wither è eterna e forse attenderà ancora trecento anni per riuscire
a riprendersi la sua vendetta. Ciò spetta comunque ai due seguiti della saga.
Il
passato di una tradizione non deve essere mai dimenticato, ma la sua presenza
continuerà prima a tormentarci nei nostri sogni fino a venirci a prendere nella
realtà.
Francesca Ghiribelli.
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