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“Un’amicizia senza tempo” (Fantastory di Francesca Ghiribelli).
Era una notte davvero buia e sinistra battuta da un vento freddo e
gelido, che sferzava silenziosamente i bei capelli corvini di Lucy. Ogni
piccolo ed impercettibile rumore notturno si poteva udire in quel
silenzio di tomba; già, lì di tombe secolari e abbandonate ve ne erano
tante nell’antico cimitero di Dunfermline, in cui riposavano in pace
tutti i più illustri monarchi scozzesi. La bambina era sempre andata a
caccia insieme a sua madre, suo padre ed il suo fratellino, ma purtroppo
poche notti prima la sua famiglia era stata uccisa da una banda
malfamata e violenta di vampiri, che abitava a nord del vecchio
cimitero. In quel momento, si trovava lì in attesa soltanto di un
improvviso rumore per lanciarsi alla ricerca di qualcosa che placasse il
suo languore.
Sì, vi viveva ormai da secoli, perché era il famoso luogo di sepoltura
delle più aristocratiche monarchie scozzesi, di cui anche lei e la
famiglia facevano parte. Già, era la figlia di Arold III Lancaster, re
di Arran. Suo padre le aveva spiegato l’intera storia della loro origine
e soprattutto in che modo erano diventati dei ‘succhiasangue’.
I Lancaster erano vampiri buoni ma, purtroppo, i temibili avversari, fin
da quando erano ancora in vita, avevano promesso di vendicare in ogni
modo la sconfitta che avevano subito a causa loro. Anch’essi erano una
stirpe scozzese di alto lignaggio che portava il nome di Duster: molti
secoli fa al momento della spartizione delle terre da dominare, solo i
Lancaster erano riusciti ad impadronirsi della meravigliosa isola di
Arran, che però apparteneva per discendenza a loro.
Per questo i Duster promisero guerra alla casata nemica e da quel
momento l’odio era andato oltre la morte. Quando entrambe le famiglie si
ritrovarono nell’aldilà, i Duster come sempre pieni di sete per una
vendetta che non trovava pace, divennero spietati vampiri ed infine
trasformarono in sinistre creature della notte anche i poveri Lancaster.
Ora quel triste cimitero era popolato a sud dai vampiri buoni, come
Lucy, mentre nella parte nord vivevano i Duster insieme a molti altri
loro seguaci. Già, la bambina da molto tempo ormai, viveva la sua vita
da ‘non-morta’. Sì, anche se era un vampiro, aveva pur sempre un’anima
ed un cuore da difendere. All’improvviso udì un flebile pigolio e dopo
qualche minuto notò in un piccolo incavo di un’acacia, ornata da
delicati fiori di caprifoglio, una spumosa palla di piume color grigio
piombo.
Era andata proprio lì per cacciare qualcosa e alla fine aveva trovato
solo un piccolo cucciolo di civetta abbandonato nel bosco.
La bambina aveva una fame da lupi e a volte si cibava anche di piccoli
volatili notturni se la notte non proponeva di meglio, ma vedendo quel
piccolo ‘pulcino’ così innocente ed indifeso, non poteva certo
ucciderlo! D’altronde era rimasto solo, come lei. La guardava spaventato
con quei grandi occhioni vitrei e quel minuscolo collo che girava
straordinariamente veloce su se stesso. Osservando meglio il volatile
notò che aveva una delle due piccole ali ferita, quindi decise che fosse
doveroso portarla al riparo. La bambina la prese tra le mani, la coprì
dal forte vento grazie ai lunghi lembi del suo abito nero e si diresse
verso la sua cripta. Accese delle candele di fronte al giaciglio in cui
si coricava e vi sistemò lì vicino anche un piccolo ma caldo batuffolo
di foglie ed erba, dove vi posò il piccolo amico.
Poi, anche se lei era tornata a casa a stomaco vuoto, per strada aveva
raccolto dei piccoli vermi, che per il momento sarebbero stati più che
sufficienti per sfamare il cucciolo.
Passarono giorni di cure piene di infinita dedizione da parte di Lucy:
l’ala dell’animale tornò in poco tempo come nuova, così che il volatile
imparò a cacciare da solo, grazie ai preziosi insegnamenti della
bambina. Da quel minuscolo batuffolo di piume che sembrava un peluche,
l’animale in pochi mesi divenne un bellissimo esemplare con occhi
splendidamente lucenti e vivi, un piumaggio morbido e folto color grigio
perla ed un’apertura alare spettacolare.
Lucy era fiera di aver al fianco un animale così stupendo per amico, che
battezzò con il nome di Brisby. Anche la tenera civetta era felice di
poter vivere al fianco di quella bambina così adorabile e generosa, ma
soprattutto ciò che le accomunava era la consapevolezza di essere due
magnifiche creature del buio, le quali si sentivano ancora più unite nel
momento della caccia notturna.
L’una dava all’altra piccoli ma decisivi segnali per poter catturare
voluttuose e avvenenti prede. Poi si mettevano d’accordo sul punto di
ritrovo e in disparte spartivano la loro cena spinte dallo stesso avido
appetito. Lucy grazie a Brisby era riuscita a dimenticare o perlomeno
mettere da parte la preoccupazione che i Duster potessero trovarla o
venirla a cercare. A volte, però, il destino può essere imprevedibile e
quando tutto sembra finalmente risolto, ecco che improvvisamente va in
frantumi. Una di quelle notti, mentre entrambe se ne stavano tranquille a
consumare il loro pasto, un improvviso fruscio fra la vegetazione le
allarmò. Così quando di fronte a loro comparve la famiglia Duster, Lucy
non seppe più cosa fare.
La banda di vampiri si avvicinò nella loro direzione ed il capofamiglia
disse in tono viscido alla bambina: ‘Bene, vedo che nel frattempo ti
sei fatta per amico quello stupido uccello! Pensavi forse che ti avremmo
risparmiato? La promessa dei Duster mantiene sempre la sua parola,
perché anche tu devi pagare per ciò che ci è stato tolto ingiustamente
durante il nostro regno!’.
Lucy, ora per niente intimorita, rispose con disprezzo:
‘Solo mio padre ed il titolo che la mia famiglia porta fin dai tempi del
suo impero, ha potuto godere di infinito rispetto e dignità, al
contrario vostro, che avete soltanto saputo approfittarvi del potere con
le sole armi della vendetta e dell’odio!’.
A quel punto l’intera famiglia Duster si fiondò verso Lucy. Appena
Brisby capì le loro intenzioni, si catapultò con il suo becco ruvido e
pungente verso le loro teste procurandogli rapidamente delle grosse
ferite. Nella confusione, però, i Duster riuscirono ad afferrare la
coraggiosa civetta con l’intenzione di colpirla a morte. Lucy non
avrebbe mai permesso che facessero del male anche a lei, così contribuì a
difenderla con un pezzo di robusto e solido tronco d’albero.
La figlia dei Duster venne colpita alle spalle da Lucy in modo molto
violento, così cadde a terra con un pesante tonfo. I genitori, però,
erano veramente tosti da eliminare. La bambina si avvicinò all’uomo
furtivamente ed infine con successivi ed intensi colpi di bastone,
riuscì con la destrezza, che il suo piccolo corpo le offriva, a farlo
cadere a terra quasi privo di sensi. Sembrava quasi finita, ma Lucy
voltandosi vide inorridita la moglie colpire la sua piccola e fedele
amica, facendola precipitare a terra quasi esanime.
La bambina gridò vendetta e si gettò sulla donna assalendola
profondamente al collo, dopo averle inferto diversi colpi con il pezzo
di tronco.
Una forza nascosta le diede tutto quel coraggio e quella forza d’animo,
che quasi non si accorse che sotto di lei il corpo della donna scomparve
all’improvviso in un forte cumulo di polvere sparsa dal vento. E
qualche secondo dopo scomparvero alla sua vista nello stesso modo anche
quello della figlia e del consorte. Già, un vampiro attaccando un altro
suo simile non poteva far altro che ucciderlo, perché un ‘non-morto’
poteva solo nutrirsi di sangue animale o di sangue umano.
Ora, però, corse dalla sua cara Brisby, che a fatica aprì gli occhi
voltandosi verso la bambina, la quale la circondò di carezze, con gli
occhi a loro volta bagnati da lacrime piene del senso di colpa che
provava per averla messa in mezzo a quella storia, di cui non faceva
parte. Già, l’aveva messa in pericolo senza nessun motivo ed ora
rischiava perfino di perderla. Il piccolo petto della civetta ansimava a
stento ed era troppo tardi per trasportarla al riparo dandole le dovute
cure.
L’unica cosa era quella di riuscire a regalarle in quegli ultimi sospiri
di vita il dono di poter vivere per sempre, come lei, in modo da non
poter affrontare mai il triste addio, che era per tutti il caro prezzo
da pagare alla morte. Ormai sapeva di non poter salvare in altri modi la
sua cara Brisby, così prese alcune gocce del suo sangue e le avvicinò
al becco dell’animale, che dopo alcuni attimi spinto dalla sua vera
natura di rapace notturno, iniziò avidamente a nutrirsi.
Poi, come prevedeva un vero patto di sangue, Lucy prese piccole gocce
dalle ferite inferte al volatile e se ne nutrì. Gìà, perché come aveva
finalmente capito dall’uccisione dei Duster: un vampiro non era solo un
sinistro e crudele individuo nato solo per disseminare odio e terrore,
ma anche una creatura magica, che poteva donare grazie alla propria
generosità l’elisir della vita eterna.
Sì, questo era il suo regalo per Brisby. All’improvviso la civetta si
rianimò e aprì di nuovo gli occhi lucenti, in cui Lucy lesse infinita
gratitudine. Era così bello riaverla con sé e fu felice di rivederla
alzarsi e cominciare a muoversi agile e scattante come un tempo. Si
promisero con un solo sguardo di vivere unite la loro inestimabile
amicizia. Se prima erano inseparabili, ora l’una era come se fosse la
parte complementare dell’altra. Entrambe sapevano che la notte le aveva
fatte incontrare regalando loro quell’amicizia senza tempo, che non le
avrebbe mai più divise.
(Francesca Ghiribelli).
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