domenica 5 giugno 2011

FIGLIA DELL'ESTATE


 
 






Socchiudo la finestra, quando il sole si innamora del gioco di luce, che il mare antepone alle onde; smeraldi di prato vezzeggiano l’armonica ombra di un salice, il quale poggia silente sulla sponda di un lago addormentato.
Sono dentro a questa veste ridente piena dei respiri spinosi delle rose di maggio, mentre inumane forme aleggiano tempesta nel vento di un’improvvisa stagione.
Un dolce migrare di voci nel cielo acclama ridente il sorriso imbronciato delle nuvole; così quando tutto si riempie di silenzio arriva il frizzante mietere di un’ape nell’aere, mentre i fiori vengono derubati del loro prezioso incenso.
E’ frettoloso questo tempo immemore, che ogni anno ci delizia del tepore, con cui il rossore di una guancia parla di ciliegia ed il mite sapore di un’anguria accende di frescura il cuore del solleone.
Canto di strana gioia il giungere di quella piccola e breve rinascita, da cui l’inverno prende distanza; cullo i sogni dell’interminabile grido delle cicale tra le braccia degli alberi, per poi farne così storia dipinta sulla sabbia di una spiaggia incontaminata dalle bramanti conquiste dell’uomo.
Già, adesso non voglio essere quell’uomo; desidero soltanto essere vita su questo bruciante oro impreziosito dalle ghiaie colorate dell’oceano, dirti tutto ciò che non ho mai visto della tua straordinaria immensità, riposare tra le verdi palme di un’oasi perduta tra i capricci dell’anima e viverti ogni giorno, come un nuovo attimo di questa vita.
Sentirti sempre più vicino, mentre il tramonto si appropria del mio essere, rubandomi i colori che la notte non mi concederà; voglio soltanto stringerti tra le mura dei miei pensieri e portarti con me per sempre, anche quando fiocchi di neve geleranno l’ultimo battito di sole,così avrò trovato l’eterno amore per il mondo.
Ero qui che cercavo la mia strada, ora l’ho trovata tra le ciglia di un arzillo girasole che arricchisce la terra del tuo sapore.
Sì, sono gemma di un fiore non ancora colto,quando l’universo ti inventa, baciando l’emozione di una conchiglia appena schiusa.
Adesso so amare il bianco vuoto di una lettera mai scritta:
la dedico a te, madre natura, sono figlia dell’estate.
 
 
Francesca Ghiribelli.

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